I bimbi belli!

Sono tanti, sono moltissimi, sono sempre di più. Mi aspettavo di trovare quei 100 visini conosciuti e invece molti sguardi sono nuovi. Saltano fuori bambini ovunque e sembrano migliaia. Ma quanti sono? Cerco di carpire informazioni, ma non siamo in Svizzera, ognuno ha la sua versione della storia. Quando riuniscono i bambini sul piazzale il mattino per compiere gli esercizi di rito in rango prima di andare in classe ne conto quasi 90. Quindi aggiungendo i ragazzi grandi che vanno a scuola in un quartiere vicino dovremmo superare il centinaio. Nei giorni a seguire, studiando i nomi e facendo una fotografia ad ognuno scopro che i bimbi ospitati in questa struttura a Godamchaur sono 122. Per sfamarli servono 60 kg di riso al giorno!!!
Tutto funziona come fosse una famiglia di 5 o 6 persone. Ci sono gli adulti che supervisionano i bambini, ma ognuno di loro ha un compito specifico, tranne i più piccolini che devono ancora essere liberi di esplorare e curiosare cosa c'è nel mondo intorno a loro. Ci saranno circa 20 bambini tra i 2 e i 4 anni. Sono uno più dolce dell'altro. Hanno dei sorrisi disarmanti, dei visi dolci e degli occhi molto espressivi. Adoro ogni piccola parte di loro, ogni piccolo angolo di loro. Solo i più grandi parlano in inglese, ma non importa, ci si può capire a gesti e con il linguaggio del corpo. Le poche parole in nepali che io conosco non sono sufficienti per dire nulla e la mia pronuncia crea risate genuine e spontanee. Ci teniamo occupati ridendo, sorridendo, giocando in cortile, creando attività dal nulla. Le creature più piccoline me le spupazzo per bene e mi cullo nel calore del loro corpicino.
Il giorno dopo che sono rientrata dal trekking ho preso un taxi e mi sono fatta portare al quartiere periferico di Godamchaur. Questa volta non mi sono fatta più fregare e avevo nel gps memorizzata la strada per arrivare all'orfanotrofio. Le altre volte dovevo sempre dipendere da qualcuno che mi venisse a prendere ma ciò sognificava aspettare infinite ore rispetto all'orario dell'appuntamento. Questo è il Nepal. Il mio nuovo amico Rupesh mi porta col suo taxi fino al centro del quartiere e poi proseguo a piedi. Sono in collina quindi è bello camminare un pochino, se non fosse che il termometro marca 34 gradi. Fa caldissimo e si suda. Si stava meglio nella regione del Khumbu. Percorro la strada sterrata  per 300 metri verso lo stabile di mattoni giallo e blu e poi svolto nella strada privata della Maitreya Foundation. Salgo il piccolo sentierino e da lontano vedo delle manine oltre le inferriate delle finestre delle aule che mi salutano e urlano "hello Auntie". Ci vuole veramente poco per fare emozionare il mio cuore. E loro lo accarezzano sempre, senza arroganza, senza secondi fini, solo per spontaneità e affetto. Molti di loro non sono orfani ma i loro genitori per malattia o povertà non si possono occupare dei figli. La struttura li ospita fino al momento in cui diventano grandi o fintanto che i genitori hanno la possibilità di riprenderli in casa.
È arrivato il giorno della separazione, domani ho il volo per rientrare in patria. La prima volta salutare questi cuccioli è stato devastante, ma poi con il passare degli anni ci ho fatto l'abitudine. È quasi diventato un bel rituale. Salutarli significa osservare i loro canti e i loro balli, danzare insieme a loro e fare tanta festa e concedersi una montagna di risate. Oggi inoltre in Nepal si festeggia la mamma. Ciao cucciolini, abbiate cura di voi e tanti auguroni. Ci vediamo presto per un abbraccio grande come il mondo! Vi penserò!

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