Pic Boby all'alba
La sveglia suona alle 3.30 del mattino ma io sono gia sveglia da almeno un'ora. Mi scappava la pipi ma non avevo voglia di uscire dal caldo sacco a pelo. Alle 4 beviamo un tè per idratarci e alle 4.10 partiamo per il pizzo Boby. Ci sono io, la mia luce frontale ad indicare il cammino, Orlon e la natura. Le stelle sono belle e luminose, la luna uno spicchio. Il buio avvolge la vallata e i rumori eccheggiano nei nostri timpani. È una notte bellissima, ed essere qui mi rende una donna fortunata. La salita dura 1 ora e 45 in cui vedo le sagome delle montagne e il profilo della vallata. È magnifico potersi concentrare solo sul movimento del piede, l'energia della gamba, senza null'altro a portarti il pensiero altrove. Sono 2 ore faticose, con nelle gambe ancora la fatica di ieri, ma colme di pace e di emozione. Il picco è solo nostro, nessun turista disturberà la levata del sole rosso come il fuoco. Ci copriamo con il piumino e la giacca a vento e ci godiamo lo spettacolo dell'alba sul tetto del Maragascar( 2650 m). È la più alta montagna che si può raggiungere a piedi. Il parco nazionale dell'Andringitra è stupendo!
Rientriamo all'accampamento saltando come camosci e facciamo colazione. Smontiamo la mia tenda da sfigata (per metterla in piedi ci abbiamo messo 45 minuti ed è tutta storta, non so che tenda ci ha rifilato Justin...) e ripartiamo alle 10 per tornare nella valle del Tsaranoro. La strada è la medesima che abbiamo percorso il giorno prima solo che la discesa e molto più faticosa della salita. Dopo la prima parte di falso piano iniziamo l'inferno di Dante: pietre su pietre, scale su scale, sembra di tornare indietro all'Annapurna del Nepal. Le mie ginocchia sono doloranti e i miei piedi pieni di fiacche. C'è di buono che la mia caviglia sinistra pare finalmente stare bene, non mi disturba più molto. Sento solo un lieve disturbo a volte. Alle 13 ci fermiamo al fiume e mi butto subito dentro, fa molto caldo e ho bisogno di rinfrescarmi. Poi mangio il riso cantonese che mi ha preparato Orlon e dopo un'oretta ripartiamo. Arriviamo a Morarano alle 16 ed io sono un cadavere che cammina
Ho dolori ovunque ma per fortuna il ricordo delle magie che ho visto allontana il dolore. Ci sediamo su una panchetta in legno che rappresenta il "bar del paese" e ci beviamo una birra in compagnia. Io sono game over e non vedo l'ora di andare a letto. In realtà avrei dovuto tornare fino al paese di Justin dove avevo il bungalow prenotato, ma io ho preferito rimanere in questo villaggio dimenticato dal mondo, per poter vivere la realtà malgascia più da vicino. La sorella di Orlon mi invita nella loro umile dimora e mi da da mangiare riso con verdure. Siamo in una casa che assomiglia ad una cascina e l'elettricità non c'è, come pure l'acqua corrente. Mi godo questo momento autentico e poi vado a dormire nel dormitorio degli ospiti del parco. La via lattea brilla sopra di me ed io felice chiudo gli occhi.
Rientriamo all'accampamento saltando come camosci e facciamo colazione. Smontiamo la mia tenda da sfigata (per metterla in piedi ci abbiamo messo 45 minuti ed è tutta storta, non so che tenda ci ha rifilato Justin...) e ripartiamo alle 10 per tornare nella valle del Tsaranoro. La strada è la medesima che abbiamo percorso il giorno prima solo che la discesa e molto più faticosa della salita. Dopo la prima parte di falso piano iniziamo l'inferno di Dante: pietre su pietre, scale su scale, sembra di tornare indietro all'Annapurna del Nepal. Le mie ginocchia sono doloranti e i miei piedi pieni di fiacche. C'è di buono che la mia caviglia sinistra pare finalmente stare bene, non mi disturba più molto. Sento solo un lieve disturbo a volte. Alle 13 ci fermiamo al fiume e mi butto subito dentro, fa molto caldo e ho bisogno di rinfrescarmi. Poi mangio il riso cantonese che mi ha preparato Orlon e dopo un'oretta ripartiamo. Arriviamo a Morarano alle 16 ed io sono un cadavere che cammina
Ho dolori ovunque ma per fortuna il ricordo delle magie che ho visto allontana il dolore. Ci sediamo su una panchetta in legno che rappresenta il "bar del paese" e ci beviamo una birra in compagnia. Io sono game over e non vedo l'ora di andare a letto. In realtà avrei dovuto tornare fino al paese di Justin dove avevo il bungalow prenotato, ma io ho preferito rimanere in questo villaggio dimenticato dal mondo, per poter vivere la realtà malgascia più da vicino. La sorella di Orlon mi invita nella loro umile dimora e mi da da mangiare riso con verdure. Siamo in una casa che assomiglia ad una cascina e l'elettricità non c'è, come pure l'acqua corrente. Mi godo questo momento autentico e poi vado a dormire nel dormitorio degli ospiti del parco. La via lattea brilla sopra di me ed io felice chiudo gli occhi.
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