La sveglia torna a suonare alle 5.30 ma io sono già sveglia perché il timbro gotico delle campane del paese mi ha dato una scossa. In questa cittadina non mancano le chiese... ce ne saranno una trentina! Oggi è domenica e i rintocchi delle campane non cessano di cantare a festa. Prendo una veloce colazione e alle prime luci dell'alba mi avvio con i miei sacchi verso la stazione dei bus. Cammino una ventina di minuti e mi fa molto bene visto che poi starò seduta su un sedile per 6 lunghe ore. Alla stazione gli uomini che ci sono  cominciano a dire Vazaha e a sghignazzare e io perdo le staffe. Ad uno dico che non è per nulla carino prendermi sempre in giro e deridermi. Diventa serio, si zittisce. Io ho bisogno di sbollire per 5 minuti. Spero non trovi il modo di vendicarsi, ma in realtà poi si dimostra molto gentile. Credo di essere scattata perché sono stufa e stanca dei risolini e delle solite battute da uomini. Appena mi indicano il mio posto mi siedo e mi riposo. La nebbia stamattina è bassa, la temperatura non molto fredda ma io sono sudata dalla camninata che ho affrontato. Il finestrino dalla mia parte non si chiude e io devo bardarmi come un esquimese per non prendere freddo. Il panorama di oggi è lo stesso di quello che ho visto settimane fa scendendo da Tana, ma non lo riconosco. Le risaie sono ampie e la popolazione malgascia oggi è vestita da festa per andare in chiesa o sportiva per giocare a calcio. Ciclicamente mi addormento e mi sveglio. Il tempo passa abbastanza velocemente in questo stato di stordimento. Lungo la strada vediamo un camion merci cappottato sull'erba e una rivolta tra contadini e forze dell'ordine. Questo è il mio ultimo trasferimento in taxi brousse, ne sono felice, non mi mancherà. Mi ha permesso di vedere il vero Madagascar ma ho dovuto sopportare odori nauseabondi. Alle 13 arriviamo alla stazione dei bus e non appena mettiamo una ruota dentro il parcheggio 5 uomini iniziano ad inseguire il bus e a urlarmi se prendo il taxi. Io li ignoro e aspetto di scendere dal bus. Mi attaccano di nuovo con il loro francese elementare e ostentato e io rispondo "mora mora". Questi uomini non hanno il taxi ma gli basta vedermi per ricevere dal taxista una commissione. Che vita faticosa!

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