Come al solito alle 6 mi alzo e mi preparo. Lo zaino è pronto in un baleno e alle 6. 30 Orlon viene a prendermi per portarmi al villaggio di Vohitsaoka. Ci fermiamo a casa di sua sorella e lui beve il brodo mangiando i noodles; a me lo stomaco si chiude alla vista di quel pasto. Mi siedo nel sottotetto mentre lui mangia e attendo pazientemente. Mentre mi guardo in giro sento dei rumori da roditore e scorgo 3 topi che si nascondono nei cesti dei viveri in cerca di cibo. Pochi momenti dopo Orlon mi dice che ci mettiamo in marcia e prima di partire gli regalo il mio sacco a pelo estivo e la mia lanterna; sono degli oggetti che servono più a lui che a me. Lui porta il mio sacco grande blu mentre io porto il piccolino. Camminiamo per 3 ore attraverso le risaie ed incontriamo molta gente locale con bimbi e zebù. Il caldo alle 9 comincia a farsi sentire, ma per fortuna alle 10 entriamo già nel villaggio. La piazza è uno spiazzo immenso con un taxi brousse rosso nel mezzo. È sgangheratissimo e brulica di gente. Incontro alcuni paesani della mia guida e mi sorridono tutti. Pago il mio biglietto e salgo sul bus. Riesco a prendere un posto tutto mio, anche se quel lusso durerà per poco tempo visto che dovremo stare in 7 persone in 4 sedili. Ma come si fa?? Non ne ho idea... il mio sedere non è poi tanto piccolo! Orlon mi segue ad Ambalavao perché il giorno seguente deve incontrare degli altri turisti. Nel bus ci sono 50 persone e sul tetto non oso pensare a quanto peso ci sia. È una pazzia ma è molto divertente viaggiare in questo modo per brevi tratti. In salita il biroccio mercedes non va, nonostante l'autista abbia messo la prima marcia. Chissà, magari dovremo spingerlo... Alle 13.20 arrivo ad Ambalavao e Orlon mi accompagna all'hotel portandomi lo zaino. In Madagascar devo ammettere che, rispetto ad altre nazioni, ho portato pochissimo lo zaino sulle spalle, perché lo ha sempre caricato qualcuno al posto mio. Molto gentili. Chiedo al proprietario francese dell'hotel se ha una stanza per me e mi fiondo in doccia. Sono 6 giorni che non mi lavo decentemente (solo tuffi nelle pozze alpine) e il mio corpo ha bisogno di un restauro. Che sensazione meravigliosa, data per scontata quando sono a casa mia con l'acqua corrente che arriva comodamente in bagno. Ho fame, molta fame, ma prima di sedermi a tavola consegno i miei vestiti sporchi da lavare. Ed ecco che la cucina francese incanta il mio palato: a pranzo mangio gamberoni al whisky e a cena petto d'anatra in salsa di miele. Me lo merito dopo il trekking che ho fatto. Nel corso del pomeriggio mi riposo e leggo un po'. Nello stesso hotel incontro di nuovo l'uomo italiano incrociato nel trekking e la coppia spagnola.

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