Un giorno in capitale e già mi sembra una vita
In questo momento sono seduta nella mia stanza con la calzamaglia termica, una canottiera di lana, una maglia a manica lunga, un pullover e una giacca in piume. Questo per spiegarvi quanto freddo faccia di notte, mentre di giorno le temperative possono raggiungere i 24 gradi.
La mia giornata di oggi è stata molto bella ed interessante. Mi sono avvicinata un pochino alla cultura di questo paese e sulla mia pelle ho dovuto vivere le emozioni che sono scaturite da ogni immagine, gesto, sguardo, rumore, ... Mi sono alzata con comodo alle 8 e sono salita in terrazza a fare la colazione. Il balcone regala una bella vista sulla parte alta della città con il castello della regina ai tempi della sovranità e sulla pianura sottostante. Nella casa accanto all'ostello giocano gioiosamente dei bimbi di una scuola; è molto bello osservarli nei loro gesti dolci e sinceri, dettati da una spontaneità divina. Una signorina si avvicina al mio tavolo e mi appoggia un vassoio con del tè, un succo fresco, un omelette, un croissant fresco fatto a mano da loro e una baguette ultra croccante che sembra arrivata da Parigi stamattina! Una gioia per il palato e per la vista. Ne approffitto per leggere sul web tutte le informazioni che necessito oggi, a quanto pare non è prudente tirare fuori dalla tasca il telefonino e consultarlo quando si è per strada. Di giorno si può tranquillamente camminare da soli in città, basta non mostrare oggetti di valore e soldi. Nei paesi dove vive la povertà, vive anche la violenza e il furto. L'uomo alla reception si offre di chiamarmi un taxi quando desidero uscire ma io preferisco cercarmelo da sola in strada, costa molto meno ed è comunque sicuro. Scendo a piedi fino al lago e decido di "circumnavigarlo". Dopo poche centinaia di metri desisto perché c'è una povertà intollerabile. I bambini camminano a piedi nudi e mendicano soldi, i più piccoli stanno sdraiati attaccati alla madre lungo la riva del fiume tra l'immondizia e l'indecenza. Fermo un taxi e ci salgo su, con il cuore pesante. Quelle immagini faticano ad andarsene, faticano a sbiadire. Il mio autista riceve l'indicazione su dove andare ma dopo 20 minuti di movimento mi accorgo che siamo tornati al punto di partenza perché il tipo deve fare benzina.Lui scende dall'auto e 3 bambini si avvicinano alla mia auto per chiedere soldi. Non voglio dare loro soldi, non è la mia filosofia, meglio aiutare in altro modo, ma non riesco nemmeno a guardarli in faccia. Le loro voci rimbombano nel mio orecchio e l'eco arriva sino al lago. Il mio cuore già debole dall'incontro precedente sprofonda in un buio senza precedenti. Cerco di rianimarlo e di farmi forte del fatto che la sofferenza fa parte di questo difficile mondo. Ripartiamo e ci allontaniamo da questo posto di disperazione. Sono salita su una vecchia renault color crema e il mio autista non emette né parole né suoni; a quanto pare i malgasci sono persone molto gentili ma nel contempo estremamente riservati. In 45 minuti giungiamo a Ambodivona. Saluto il mio accompagnatore e proseguo sulla lunga via impolverata e caotica.Mi trovo alla stazione dei bus di lunga percorrenza. Ma invece che essere un posteggio è una strada in piena regola colma di baracchini con mille insegne, bus e gente. Compio pochi passi e i segugi mi hanno già avvistata e mi vogliono vendere qualsiasi biglietto per qualsiasi destinazione. Io declino gentilmente una ventina di volte e poi li semino. Per fortuna attraverso il web ho individuato il nome di 3 agenzie affidabili e ora le cerco. Fa caldo ma nonostante il sudore e la testa bollente non mi arrendo. Un signore di un baracchino mi aiuta a trovare ciò che cerco, mi accompagna all'agenzia, parla con la signorina e poi mi dice che purtroppo per domenica non c'è più posto. Mi riaccompagna alla sua catapecchia e cerca di vendermi un biglietto con partenza da chissà dove. Lui vuole fregarmi ma io sono più furba di lui e da sola torno all'agenzia. Chiedo se hanno posti liberi per domenica e... bam... magia... ce ne sono 3! Ne prendo 2 vicini così potrò dormire un po'durante il trasferimento di oltre 24 ore verso Nosy Be. Soddisfatta mi siedo un attimo sulla panchina dell'agenzia e improvvisamente da un sacchetto sbuca la testa di una gallina facendomi spaventare a morte. Mi ributto immediatamente in strada e cerco un altro taxi che mi porti nella città alta. Il ragazzo è molto disponibile e mi racconta anche qualche storia. Dopo meno di 30 minuti accosta al ciglio della strada e mi fa scendere. Dinnanzi a me si erge imponente il castello della regina. Vorrei entrarci ma è obbligatorio l'accompagnamento da parte di una guida locale e io non reggerei un fiume di parole in questo momento della giornata. Cammino liberamente per le vie della città alta con le tante chiese e i corridori che si allenano seriamente sui pendii. La vista sulla città e sul lago è meravigliosa e me la godo. Una volta stufa di stare tra le nuvole scendo verso valle e mi fermo in un ristorantino dai tavoli rosa e blu. La conduzione è famigliare e il cibo molto ben preparato. Rilasso il mio corpo e lo reidrato. Riparto piena di energia e mi dirigo alla piazza d'indipendenza. Entro nell'ufficio del turismo a chiedere alcune informazioni e poi mi siedo nel parchetto a guardare le persone. Sono tutti vestiti normalmente, nessuno indossa dei vestiti tipici della nazione. La mia curiosità mi spinge fino alla fine del parco da dove scorgo delle infinite scalinate ed un grandissimo mercato. Cosa c'è di più bello in una nuova città che perdersi nel labirinto di frutta, verdura, riso, pesce, carne, scarpe, vestiti...? E la mia perplessità ha raggiunto il culmine quando un taxi e un pick up hanno tentato di passare tra le bancarelle, i vestiti per terra, gli spazi angusti e le migliaia di persone che camminavano ovunque. La pazienza non ha limiti. A questo punto si sono fatte le 17 e inizia il freschino serale. Rientro al mio hotel e resto un momento in terrazza ad osservare questa città che ora mi appare un pochino più famigliare rispetto a stamattina. Le nuvole nere in cielo giocano a prendersi scoprendo di tanto in tanto un fazzoletto di cielo azzurro. Sembra di osservare un dipinto. Mentre in lontananza Whitney Houston canta a gran voce le sue canzoni romantiche io mi chiedo cosa ho imparato oggi. In questa giornata di oggi ho lasciato che Antananarivo mi venisse incontro con la sua realtà e le sue vicissitudini.
La mia giornata di oggi è stata molto bella ed interessante. Mi sono avvicinata un pochino alla cultura di questo paese e sulla mia pelle ho dovuto vivere le emozioni che sono scaturite da ogni immagine, gesto, sguardo, rumore, ... Mi sono alzata con comodo alle 8 e sono salita in terrazza a fare la colazione. Il balcone regala una bella vista sulla parte alta della città con il castello della regina ai tempi della sovranità e sulla pianura sottostante. Nella casa accanto all'ostello giocano gioiosamente dei bimbi di una scuola; è molto bello osservarli nei loro gesti dolci e sinceri, dettati da una spontaneità divina. Una signorina si avvicina al mio tavolo e mi appoggia un vassoio con del tè, un succo fresco, un omelette, un croissant fresco fatto a mano da loro e una baguette ultra croccante che sembra arrivata da Parigi stamattina! Una gioia per il palato e per la vista. Ne approffitto per leggere sul web tutte le informazioni che necessito oggi, a quanto pare non è prudente tirare fuori dalla tasca il telefonino e consultarlo quando si è per strada. Di giorno si può tranquillamente camminare da soli in città, basta non mostrare oggetti di valore e soldi. Nei paesi dove vive la povertà, vive anche la violenza e il furto. L'uomo alla reception si offre di chiamarmi un taxi quando desidero uscire ma io preferisco cercarmelo da sola in strada, costa molto meno ed è comunque sicuro. Scendo a piedi fino al lago e decido di "circumnavigarlo". Dopo poche centinaia di metri desisto perché c'è una povertà intollerabile. I bambini camminano a piedi nudi e mendicano soldi, i più piccoli stanno sdraiati attaccati alla madre lungo la riva del fiume tra l'immondizia e l'indecenza. Fermo un taxi e ci salgo su, con il cuore pesante. Quelle immagini faticano ad andarsene, faticano a sbiadire. Il mio autista riceve l'indicazione su dove andare ma dopo 20 minuti di movimento mi accorgo che siamo tornati al punto di partenza perché il tipo deve fare benzina.Lui scende dall'auto e 3 bambini si avvicinano alla mia auto per chiedere soldi. Non voglio dare loro soldi, non è la mia filosofia, meglio aiutare in altro modo, ma non riesco nemmeno a guardarli in faccia. Le loro voci rimbombano nel mio orecchio e l'eco arriva sino al lago. Il mio cuore già debole dall'incontro precedente sprofonda in un buio senza precedenti. Cerco di rianimarlo e di farmi forte del fatto che la sofferenza fa parte di questo difficile mondo. Ripartiamo e ci allontaniamo da questo posto di disperazione. Sono salita su una vecchia renault color crema e il mio autista non emette né parole né suoni; a quanto pare i malgasci sono persone molto gentili ma nel contempo estremamente riservati. In 45 minuti giungiamo a Ambodivona. Saluto il mio accompagnatore e proseguo sulla lunga via impolverata e caotica.Mi trovo alla stazione dei bus di lunga percorrenza. Ma invece che essere un posteggio è una strada in piena regola colma di baracchini con mille insegne, bus e gente. Compio pochi passi e i segugi mi hanno già avvistata e mi vogliono vendere qualsiasi biglietto per qualsiasi destinazione. Io declino gentilmente una ventina di volte e poi li semino. Per fortuna attraverso il web ho individuato il nome di 3 agenzie affidabili e ora le cerco. Fa caldo ma nonostante il sudore e la testa bollente non mi arrendo. Un signore di un baracchino mi aiuta a trovare ciò che cerco, mi accompagna all'agenzia, parla con la signorina e poi mi dice che purtroppo per domenica non c'è più posto. Mi riaccompagna alla sua catapecchia e cerca di vendermi un biglietto con partenza da chissà dove. Lui vuole fregarmi ma io sono più furba di lui e da sola torno all'agenzia. Chiedo se hanno posti liberi per domenica e... bam... magia... ce ne sono 3! Ne prendo 2 vicini così potrò dormire un po'durante il trasferimento di oltre 24 ore verso Nosy Be. Soddisfatta mi siedo un attimo sulla panchina dell'agenzia e improvvisamente da un sacchetto sbuca la testa di una gallina facendomi spaventare a morte. Mi ributto immediatamente in strada e cerco un altro taxi che mi porti nella città alta. Il ragazzo è molto disponibile e mi racconta anche qualche storia. Dopo meno di 30 minuti accosta al ciglio della strada e mi fa scendere. Dinnanzi a me si erge imponente il castello della regina. Vorrei entrarci ma è obbligatorio l'accompagnamento da parte di una guida locale e io non reggerei un fiume di parole in questo momento della giornata. Cammino liberamente per le vie della città alta con le tante chiese e i corridori che si allenano seriamente sui pendii. La vista sulla città e sul lago è meravigliosa e me la godo. Una volta stufa di stare tra le nuvole scendo verso valle e mi fermo in un ristorantino dai tavoli rosa e blu. La conduzione è famigliare e il cibo molto ben preparato. Rilasso il mio corpo e lo reidrato. Riparto piena di energia e mi dirigo alla piazza d'indipendenza. Entro nell'ufficio del turismo a chiedere alcune informazioni e poi mi siedo nel parchetto a guardare le persone. Sono tutti vestiti normalmente, nessuno indossa dei vestiti tipici della nazione. La mia curiosità mi spinge fino alla fine del parco da dove scorgo delle infinite scalinate ed un grandissimo mercato. Cosa c'è di più bello in una nuova città che perdersi nel labirinto di frutta, verdura, riso, pesce, carne, scarpe, vestiti...? E la mia perplessità ha raggiunto il culmine quando un taxi e un pick up hanno tentato di passare tra le bancarelle, i vestiti per terra, gli spazi angusti e le migliaia di persone che camminavano ovunque. La pazienza non ha limiti. A questo punto si sono fatte le 17 e inizia il freschino serale. Rientro al mio hotel e resto un momento in terrazza ad osservare questa città che ora mi appare un pochino più famigliare rispetto a stamattina. Le nuvole nere in cielo giocano a prendersi scoprendo di tanto in tanto un fazzoletto di cielo azzurro. Sembra di osservare un dipinto. Mentre in lontananza Whitney Houston canta a gran voce le sue canzoni romantiche io mi chiedo cosa ho imparato oggi. In questa giornata di oggi ho lasciato che Antananarivo mi venisse incontro con la sua realtà e le sue vicissitudini.
Che bello questo nuovo libro Vivere i Sogni con coraggio.grazie Elo un abbraccio al tuo cuore
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