L'impatto
Il secondo volo è durato 5 ore. Il sedile non era reclinabile e non era dotato di schermo. Le signorine a bordo sembravano abbastanza scocciate. Ed io ho deciso di trascorrere il tempo cercando di dormire ed evitando di dare retta al signore grezzo seduto accanto a me. Una volta vicini a destinazione guardo fuori dall'oblò e seguo le linee del profilo terreno malgascio. La terra pare arida, brulla e deserta. Vedo la costa e l'entroterra. Poi mi tocca compilare il foglio di sbarco e la mia attenzione si sposta altrove.
L'aeroporto è poccolino, con un solo tapis roulant per le valigie ed un ambiente rilassato. Sin da subito balza all'occhio che qui la gente di certo non si stressa, cosa che vale per l'intero continente africano. Le valigie arrivano subito, in dogana non c'è nessuno, perciò in poco più di mezz'ora mi trovo già sul piazzale esterno dello stabile con il mio autista intento a caricare le mie valigie sull'auto. Fa molto caldo e il sole brilla alto nel cielo. Il tragitto tra l'aeroporto e il centro dura circa 45 minuti e i miei occhi tentano di carpire la nuova realtà. Il cervello cerca subito di analizzare ciò che vede per trovare similitudini e differenze rispetto al Nepal. È un paese molto povero ed arretrato. Lungo ogni strada ci sono delle capannelle in paglia o in lamiera dove la gente locale vende cibo, vestiti ogni genere di prima necessità. Le persone di Antananarivo vivono per strada durante il giorno trasportando acqua, cibo, erba, mattoni, pali in ferro, ... camminano per lunghi tratti sterrati e vanno chissà dove. E di notte cosa succede? Non lo so ancora, ma lo scopriro presto, anche se il sospetto ce l'ho già. Il traffico è intenso ma non come quello di Kathmandu. Forse è l'orario o forse il giorno, nei blog di viaggio si parla di un intenso traffico in capitale.
Se non fosse per il colore più scuro della pelle e per la fisionomia diversa potrei pensare tranquillamente di essere in Nepal o In India. Ho visto anche delle mucche per strada. Ho incrociato lo sguardo di alcuni bimbetti con gli occhioni grandi e sognanti; il viso pulito di serenità ma sporco di fango. Oh bimbi belli, siete tutti da sbaciucchiare! Si susseguono bancarelle, cantieri, meccanici, barbieri, bimbi intenti a giocare a calcio, adulti intenti a giocare a rugby. Qui si vive per strada, fiumi di persone sono occupati nelle loro faccende e altrettante persone sono sedute su dei gradini o su una sedia ad osservare ciò che accade attorno a loro. Il mio albergo fa parte della citta alta di Antananarivo. Quando arrivo un signore mi accoglie gentilmente e mi mostra la mia stanza. Scelgo il mio letto e mi sdraio. Il dolce far niente dura poco visto che devo assolutamente andare in banca a cambiare i soldi prima che chiuda. È un'operazione che mi porta via 20 minuti e che mi mostra la gentilezza di questo popolo sempre pronto ad accoglierti e ad aiutarti. Rientro in hotel e poco dopo entra un omone di Capo Verde viaggiatore incallito e si mette a parlarmi italiano, spagnolo, inglese e francese. E chi lo fermo più questo?? È molto simpatico e mi fornisce alcune dritte su come muovermi e cosa fare. Per il resto ci sono tantissimi ospiti francesi; d'altro canto si sa che spesso loro viaggiano dove si parla francese perché le lingue non le conoscono. Nel corso della serata ceno, leggo alcune informazioni su internet e poi mi addormento stanca dal viaggio.
L'aeroporto è poccolino, con un solo tapis roulant per le valigie ed un ambiente rilassato. Sin da subito balza all'occhio che qui la gente di certo non si stressa, cosa che vale per l'intero continente africano. Le valigie arrivano subito, in dogana non c'è nessuno, perciò in poco più di mezz'ora mi trovo già sul piazzale esterno dello stabile con il mio autista intento a caricare le mie valigie sull'auto. Fa molto caldo e il sole brilla alto nel cielo. Il tragitto tra l'aeroporto e il centro dura circa 45 minuti e i miei occhi tentano di carpire la nuova realtà. Il cervello cerca subito di analizzare ciò che vede per trovare similitudini e differenze rispetto al Nepal. È un paese molto povero ed arretrato. Lungo ogni strada ci sono delle capannelle in paglia o in lamiera dove la gente locale vende cibo, vestiti ogni genere di prima necessità. Le persone di Antananarivo vivono per strada durante il giorno trasportando acqua, cibo, erba, mattoni, pali in ferro, ... camminano per lunghi tratti sterrati e vanno chissà dove. E di notte cosa succede? Non lo so ancora, ma lo scopriro presto, anche se il sospetto ce l'ho già. Il traffico è intenso ma non come quello di Kathmandu. Forse è l'orario o forse il giorno, nei blog di viaggio si parla di un intenso traffico in capitale.
Se non fosse per il colore più scuro della pelle e per la fisionomia diversa potrei pensare tranquillamente di essere in Nepal o In India. Ho visto anche delle mucche per strada. Ho incrociato lo sguardo di alcuni bimbetti con gli occhioni grandi e sognanti; il viso pulito di serenità ma sporco di fango. Oh bimbi belli, siete tutti da sbaciucchiare! Si susseguono bancarelle, cantieri, meccanici, barbieri, bimbi intenti a giocare a calcio, adulti intenti a giocare a rugby. Qui si vive per strada, fiumi di persone sono occupati nelle loro faccende e altrettante persone sono sedute su dei gradini o su una sedia ad osservare ciò che accade attorno a loro. Il mio albergo fa parte della citta alta di Antananarivo. Quando arrivo un signore mi accoglie gentilmente e mi mostra la mia stanza. Scelgo il mio letto e mi sdraio. Il dolce far niente dura poco visto che devo assolutamente andare in banca a cambiare i soldi prima che chiuda. È un'operazione che mi porta via 20 minuti e che mi mostra la gentilezza di questo popolo sempre pronto ad accoglierti e ad aiutarti. Rientro in hotel e poco dopo entra un omone di Capo Verde viaggiatore incallito e si mette a parlarmi italiano, spagnolo, inglese e francese. E chi lo fermo più questo?? È molto simpatico e mi fornisce alcune dritte su come muovermi e cosa fare. Per il resto ci sono tantissimi ospiti francesi; d'altro canto si sa che spesso loro viaggiano dove si parla francese perché le lingue non le conoscono. Nel corso della serata ceno, leggo alcune informazioni su internet e poi mi addormento stanca dal viaggio.
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