Il nulla
Credo sia arrivato il momento di rompere il muro del silenzio. Mi sono chiesta per quale motivo io abbia deciso di aprire un blog se poi non ci scrivo nulla. Ma nei mesi scorsi era sempre troppo o troppo poco. Non arrivava mai la tranquillità e la serenità per sedermi sul divano e aprire il mio mondo interiore. Nel 2016 , a novembre, dopo il mio anno di viaggio sono andata in crisi. Quest'anno, a novembre, dopo il mio secondo anno di viaggio, sono andata di nuovo in crisi. È come se d'improvviso l'adrenalina del rientro a scuola si esaurisse lasciando spazio al vuoto e alla disperazione. I sogni sembrano finiti, le sicurezze a cui sei ancorato sembrano futili come pure le attività a cui ti dedichi. Tutto perde di importanza, l'impotenza si fa strada e la frustrazione cresce. Eppure non mi viene voglia di scappare di nuovo, eppure non sento la necessità di investire in un nuovo progetto oltreoceano. Sono solo vuota e triste. Alcune amiche che mi stanno accanto da anni mi dicono con tono deluso che io sono cambiata e che non sono più la dolce e tenera ragazza altruista che ero prima. Ma come posso esserlo dopo ciò che ho visto e vissuto? Come posso esserlo dopo le esperienze che hanno modificato il mio carattere? Come posso esserlo se il mio percorso interiore mi ha portata a consolidare la sicurezza in me stessa? In fondo il mio estremo altruismo era dettato dalla mia grande vulnerabilità ed insicurezza. Non mi sembra di avere perso il tocco umano, semplicemente l'ho un po' rivisto.
Sono così entrata in una fase solitaria, dove l'unica cosa che mi teneva tranquilla era la musica nelle orecchie, la mia nuova casa. Dopo scuola prendevo il bus e mi rifugiavo come un randagio dietro la porta di casa. Non riuscivo a tollerare nessuno al di fuori di chi già dovevo gestire nella mia quotidianità lavorativa. Gli allievi mi spompavano l'anima e io mi sentivo morta. Camminavo come uno zombie sulle strade del mendrisiotto presto la mattina e al buio la sera. Non uscivo, non parlavo, non condividevo. C'era solo il mio fiume di lacrime disperato e rumoroso. Lo sport era abbandonato a se stesso, come pure la natura.
Solo l'appuntamento di fisioterapia mi aiutava a stare un po'attiva. Ho trovato la forza per fare l'albero di natale, per addobbare un po' la casa e per suonare la chitarra. Il canto e la chitarra mi aiutavano a risollevare il morale, le note volavano nell'aria e mettevano le ali alle mie emozioni. Mi sono chiusa nel mio mondo. Io e me stessa. Ho strisciato fino al 22 di dicembre e poi mi sono lasciata cadere a letto nelle vacanze di Natale. Avevo la forza solo per passare dal divano al letto e con un click del dito per accendere il televisore. Per il resto diagramma piatto. Non avevo voglia di vedere nessuno, di fare nulla e di mangiare niente tranne i biscotti. Ho vissuto un abbrutimento totale. Ho festeggiato il Natale con la famiglia e il capodanno con i miei genitori. Solo loro erano in grado di accettarmi per com'ero e per come stavo senza fare troppe domande. Basta il silenzio, basta uno sguardo. Le Centovalli ed il mio papà mi hanno regalato gioie infinite e finalmente un po' di luce dopo il tunnel. Ho sentito che potevo abbracciare gli alberi, sentire la neve sulla mano sciogliersi e sparire, ho sentito che potevo risollevarmi. Sono piano piano riuscita a tornare nella natura per farmi cullare e coccolare ma non ero ancora pronta per gli esseri umani. Loro sono più complicati. Vogliono risposte e discorsoni. Io volevo solo tacere. Al 5 di gennaio non mi ero ancora attivata sufficientemente per poter tornare a scuola e temevo l'imminente lunedì. Forza Elo , ce la puoi fare mi ripetevo. E così è stato. Sono tornata a scuola con un'energia migliore, un umore migliore e pronta per affrontare il mese di scuola e il corso di sci.
Sono così entrata in una fase solitaria, dove l'unica cosa che mi teneva tranquilla era la musica nelle orecchie, la mia nuova casa. Dopo scuola prendevo il bus e mi rifugiavo come un randagio dietro la porta di casa. Non riuscivo a tollerare nessuno al di fuori di chi già dovevo gestire nella mia quotidianità lavorativa. Gli allievi mi spompavano l'anima e io mi sentivo morta. Camminavo come uno zombie sulle strade del mendrisiotto presto la mattina e al buio la sera. Non uscivo, non parlavo, non condividevo. C'era solo il mio fiume di lacrime disperato e rumoroso. Lo sport era abbandonato a se stesso, come pure la natura.
Solo l'appuntamento di fisioterapia mi aiutava a stare un po'attiva. Ho trovato la forza per fare l'albero di natale, per addobbare un po' la casa e per suonare la chitarra. Il canto e la chitarra mi aiutavano a risollevare il morale, le note volavano nell'aria e mettevano le ali alle mie emozioni. Mi sono chiusa nel mio mondo. Io e me stessa. Ho strisciato fino al 22 di dicembre e poi mi sono lasciata cadere a letto nelle vacanze di Natale. Avevo la forza solo per passare dal divano al letto e con un click del dito per accendere il televisore. Per il resto diagramma piatto. Non avevo voglia di vedere nessuno, di fare nulla e di mangiare niente tranne i biscotti. Ho vissuto un abbrutimento totale. Ho festeggiato il Natale con la famiglia e il capodanno con i miei genitori. Solo loro erano in grado di accettarmi per com'ero e per come stavo senza fare troppe domande. Basta il silenzio, basta uno sguardo. Le Centovalli ed il mio papà mi hanno regalato gioie infinite e finalmente un po' di luce dopo il tunnel. Ho sentito che potevo abbracciare gli alberi, sentire la neve sulla mano sciogliersi e sparire, ho sentito che potevo risollevarmi. Sono piano piano riuscita a tornare nella natura per farmi cullare e coccolare ma non ero ancora pronta per gli esseri umani. Loro sono più complicati. Vogliono risposte e discorsoni. Io volevo solo tacere. Al 5 di gennaio non mi ero ancora attivata sufficientemente per poter tornare a scuola e temevo l'imminente lunedì. Forza Elo , ce la puoi fare mi ripetevo. E così è stato. Sono tornata a scuola con un'energia migliore, un umore migliore e pronta per affrontare il mese di scuola e il corso di sci.
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